Miglioramento della redditività della filiera zootecnica biologica attraverso la gestione innovativa delle risorse foraggere locali e delle strutture di allevamento
Innovare il sistema zootecnico per migliorare l'efficienza ambientale dell'allevamento e il benessere animale - riducendo i costi di produzione - e migliorare la gestione della risorsa pascolo.
Il progetto consiste in una serie di azioni suddivise nei seguenti ambiti di lavoro: fase preparatoria, coordinamento e animazione, adozione delle innovazioni proposte, monitoraggio, divulgazione agli altri allevatori e alla comunità scientifica dei circuiti RRN e PEI agri.
La Zootecnia in Liguria è a rischio di estinzione. Lo testimoniano i dati: Il censimento 2010 ha certificato la perdita del 54% delle aziende zootecniche rispetto al 2000. Peggior performance in Italia insieme al Friuli Venezia Giulia. Intere filiere stanno sparendo, alcune di grande tradizione ed importanza come il latte, altre più piccole ma ugualmente importanti come l’allevamento ovi-caprino. Il declino dell’attività zootecnica porta con se delle problematiche altamente sottovalutate: l’aumento del dissesto idro-geologico per l’abbandono del territorio e la mancata manutenzione delle infrastrutture, lo spopolamento del territorio (spazio rurale disabitato e non presidiato), la diminuzione della fertilità dei suoli, l’aumento della superficie boscata (già altamente rappresentata in Liguria), l’infestazione dei pascoli con conseguente aumento del pericolo incendi, l’eccesso della pressione della fauna selvatica. Tutto ciò porta ad una perdita di relazione sociale ed economica nell’entroterra che si può sintetizzare con una perdita di vitalità dell’ambito rurale, che contribuisce anche a bloccare la crescita del turismo sostenibile o sportivo che potrebbe essere una valida opzione di sviluppo del territorio.
D’altra parte esistono poche alternative agricole alla zootecnia nell’entroterra, per qualità dei terreni e pochezza delle infrastrutture esistenti.
In Val di Vara, gli effetti della crisi zootecnica dell’entroterra, sono stati minori grazie alla scelta del metodo biologico. Infatti il censimento del 2010 certifica un calo delle aziende pari al 12% rispetto al 54 % del resto della regione. Le due cooperative degli allevatori (Casearia e San Pietro Vara) sono ancora attive ed aumentano i loro fatturati, proprio grazie alla filiera biologica.
Perché questo declino della zootecnica in Liguria? Da una nostra analisi per due motivi principali:
1. le aziende zootecniche sono molto poco competitive sul mercato (costi di conduzione troppo levati).
2. Il settore è fermo dal punto di vista dell’innovazione.
Questo progetto intende rispondere ad entrambe queste esigenze. I risultati di questa collaborazione fra aziende e mondo della ricerca, seppure incentrato nella realtà della Val di Vara, intende avere valenza regionale, anche per gli allevamenti che non praticano il metodo biologico.
Dal punto di vista della competitività, o meglio della redditività delle aziende agricole la voce di spesa principale è l’alimentazione, infatti il mangime biologico costa mediamente dall’80 al 110% più del convenzionale. L’alta dipendenza dai concentrati, di provenienza extra-regionale, è necessaria mancando, in Liguria, le condizioni per la coltivazione di cereali o proteaginose. Le risorse foraggere (prati-pascoli) sono poco sfruttate per questioni di giacitura, di accesso e di conformazione. Ma anche, va aggiunto, per perdita di tradizione e sapere contadino. L’uso delle risorse foraggere in Val di Vara si è troppo semplificato ed estensivizzato. Sono aumentate le dimensioni dei pascoli, seppure turnati, il prato polifita viene gestito con un solo taglio all’anno, spesso protratto dopo la fioritura per raccogliere più fieno, sono sparite alcune pratiche importanti come il medicaio o gli erbai. Questa semplificazione gestionale delle foraggere ha comportato le seguenti problematiche: perdita di superficie foraggera (soprattutto prati e seminativi trasformati in pascolo), perdita di fertilità del suolo, infestazione di specie arbustive (rovo, felci ecc), aumento dell’erosione, perdita della qualità del cotico. Il prato ed il pascolo sono risorse necessarie, ed obbligatorie, per gli allevatori biologici e la loro gestione va migliorata ed innovata.
Di contro l’allevamento, per essere competitivo, deve anche considerare le strutture di ricovero del bestiame: spesso di vecchia concezione, in muratura e di scomoda gestione, oltre che piccole. Ormai non si può prescindere da stalle a stabulazione libera, di basso costo di realizzazione (tunnel, legno, prefabbricati, senza eccessive divisioni interne e con diretto accesso al pascolo o paddock), e di contenuto impatto ambientale, sia delle stalle stesse, sia delle concimaie, per la produzione di gas serra e di inquinamento da nitrati.
I fabbisogni individuati dalle aziende agricole e veicolati al Biodistretto per co-determinare soluzioni appropriate, sono prevalentemente due:
1. Diminuire i costi dell’alimentazione del bestiame attraverso una gestione più efficiente delle risorse foraggere aziendali.
2. Avere strutture economicamente ed ecologicamente più adeguate alla razionale gestione dell’allevamento.
La stalla a lettiera a fermentazione aerobica può essere considerata una delle soluzioni stabulative per bovini più interessanti proposte negli ultimi anni. Nel mondo è conosciuta come “compost barn” (letteralmente “ricovero per bestiame su compost”), mentre in italiano è spesso indicata come stalla a lettiera lavorata.
Si tratta di una stalla con un’ampia zona di riposo a lettiera permanente, che prevede una lavorazione frequente della lettiera stessa, attuata mediante erpicatura; ciò favorisce l’areazione del materiale e permette il rimescolamento delle deiezioni con il lettime, consentendo così di ottenere una superficie di riposo più asciutta e pulita e creando un processo aerobico che genera calore e aumenta la temperatura del substrato.
Questo tipo di stalla rappresenta un nuovo concetto d’allevamento, che rivoluziona sia il layout dell’edificio, sia il management aziendale, e che sta riscuotendo un discreto interesse presso gli allevatori in molte parti del mondo.
I vantaggi di questo sistema di stabulazione possono essere i seguenti: maggiore benessere degli animali; riduzione delle lesioni podali e agli arti; migliore rilievo dei calori; edifici più semplici e platee di stoccaggio del letame di dimensioni ridotte o assenti.
Per la verifica di alcuni di questi aspetti, si propone questa prima innovazione che prevede l’applicazione del sistema compost barn in alcuni allevamenti bovini della Val di Vara e la successiva fase di verifica e controllo.
La gestione innovativa del pascolo si baserà su tre pilastri fondamentali: la classificazione geobotanica; lo studio della produttività delle diverse tipologie floristico-vegetali ed infine l'attribuzione del carico di bestiame definita con metodo geostatistico. La caratterizzazione dei pascoli ex-ante, sarà valorizzata con uno specifico piano di monitoraggio ed analisi teso a valutare la produzione e la qualità dell'erba pascolabile dai bovini; si porrà attenzione alle caratteristiche della fibra (aNDFom, digeribilità - dNDF e frazione indigeribile uNDF). Gli interventi di caratterizzazione saranno funzionali al miglioramento dei pascoli in termini di produzione e qualità nel rispetto degli aspetti ambientali e paesaggistici. L'uso di collari geolocalizzatori su alcuni capi della mandria, permette all’allevatore e ai ricercatori di verificare in ogni momento la posizione di ogni bovino e controllarne gli spostamenti, anche in vaste aree pascolive. Il sistema consente di definire un recinto virtuale che gli animali non devono superare e avvisa l’allevatore in caso di sconfinamenti. Il sistema permette di ridurre il rischio di perdere gli animali o di sconfinare su terreni altrui, e una volta incrociati i dati di posizione e una mappa dei tipi di vegetazione pastorale, informa anche su quali foraggi hanno costituito la sua dieta. La posizione dei capi dotati del ricevitore GPS consentirà ai ricercatori di calcolare con precisione il carico animale in ciascuna porzione dell’alpeggio e di redigere mappe di distribuzione del carico, utilizzabili per valutare l’impatto del pascolamento.
L'innovazione prevede processi di apprendimento partecipato che favoriscano la sensibilizzazione di una più ampia comunità di attori territoriali in grado di promuovere e sostenere, ciascuno secondo il proprio ruolo, il processo di cambiamento di pratiche. La definizione dei fattori chiave che inducono o facilitano tali processi di partecipazione e co-sviluppo dei sistemi agroalimentari, soprattutto ine aree interne esposte a fenomeni di spopolamento, consentirà di fornire elementi di conoscenza utili al consolidamento delle iniziative locali, stimolando lo scambio di esperienze, condividendo buone pratiche capaci di rafforzare il potenziale di tali aree, nonché di disegnare politiche più efficaci a supporto degli approcci allo sviluppo locale su scala territoriale. Si intende pertanto valorizzare l’approccio del biodistretto per interessare il più complesso sistema alimentare su scala territoriale tramite l’adozione di logiche organizzative finalizzate ad assicurare nel tempo la fornitura di servizi eco-sistemici e l’equilibrio tra le diverse componenti del cosiddetto agroecosistema, quali la capacità di cooperare tra aziende, attori della filiera e/o con soggetti diversi che operano o risiedono nel territorio
Documentazione del workshop Innovazione e conoscenza per l’agricoltura: le sfide del futuro per la cooperazione in Liguria
I Gruppi Operativi, Liguria, PEI-AGRI, ItaliaTitolo/Descrizione | Url | Tipologia |
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