Tradizioni produttive casearie a basso impatto ambientale da spillare
Abbattere i costi derivanti dallo smaltimento delle acque reflue prodotte nel processo lattiero-caseario; Mettere a punto dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue prodotte dalle piccole aziende lattiero-casearie; Favorire un efficiente uso delle acque in agricoltura del sistema di produzione del Ragusano DOP e favorire l’approvvigionamento e l’utilizzo di materiale di scarto e residui per una diversificazione di prodotti a basso impatto ambientale
Le attività progettuali prevedono la progettazione e realizzazione di due sistemi di fitodepurazione dimostrativi a servizio di altrettante aziende lattiero-casearie. Verranno messi a punto ed applicati protocolli di monitoraggio delle qualità delle acque reflue trattate al fine di monitorare le performances depurative del sistema e verificare la compatibilità degli effluenti alle normative vigenti in materie di smaltimento e riuso delle acque reflue. In seguito si prevede di realizzare produzioni alternative dagli scarti di produzione casearia (siero e scotta) trasformandoli in altri prodotti successivamente commercializzabili.
La Sicilia è una delle regioni italiane a maggior produzione di latte con il 4% della produzione nazionale, con 1971 aziende e una dimensione media di 80.000 €/azienda. Il latte vaccino siciliano per il 70% proviene dalla provincia di Ragusa. Il 40% viene destinato al latte alimentare ed il 60% alla trasformazione di formaggi. Nel ragusano ci sono gli allevamenti di maggiori dimensioni (35 capi/az.) rispetto alle altre realtà siciliane (14-18 capi/az.). Quindi, nel contesto della zootecnia da latte siciliana, Ragusa riveste un ruolo importante. Gli stabilimenti per il 90% sono dotati di impianti per il trattamento termico del latte, per la caseificazione, stagionatura e porzionamento, ma non dispongono di sistemi naturali di riutilizzo e monitoraggio delle acque di lavaggio e di produzione casearia. Incidere su tali aspetti darebbe alle aziende la possibilità di posizionarsi diversamente sui mercati facendo leva sulla salvaguardia dell’ambiente e sui sistemi bioeconomici. Parte della trasformazione casearia siciliana è costituita dal DOP (oggi 4 formaggi DOP e 1 in fase di riconoscimento). Gli stakeholders hanno coscienza dell’importanza di rilanciare i prodotti a qualità garantita e certificata, ma manca un sistema solidale coeso in grado di cogliere tale opportunità. Sempre più aziende escono dai sistemi di certificazione DOP, per la difficoltà competitiva sul mercato, causata da eccessivi oneri e costi e da una scarsa sinergia tra gli attori. Manca una integrazione reale di filiera dei regimi di qualità (biologico e DOP), che dia maggiore competitività dei produttori. Manca una concentrazione dell’offerta diversificata che limita l’accesso a canali importanti come la GDO.
Le innovazioni che si intendono introdurre e che prevedono il riutilizzo di scarti di produzione come il siero e la scotta, sono di due tipi: di prodotto e di processo.
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