Oggi le aziende agricole sono in possesso di moltissimi dati, che tuttavia sono spesso archiviati e gestiti in compartimenti stagni. Per sbloccare il loro vero potenziale è indispensabile integrarli e gestirli in maniera olistica digitale.
Possono essere attrezzature connesse, trattori 4.0, software gestionali, sensori di campo come capannine meteo o tensiometri, droni e impianti di irrigazione smart. Aumentano dunque le fonti di dati, che però vengono gestiti per silos.
Il problema di questo approccio per "compartimenti stagni" è che non si riesce a valorizzare appieno il potenziale dei dati in possesso di una azienda agricola. Non solo l'agricoltore perde tempo a saltare da una piattaforma all'altra, ma la mancanza di integrazione non rende possibile una analisi più completa e accurata delle attività dell'azienda agricola nel suo complesso.
Servono le piattaforme di integrazione dati
Come spiega l'Osservatorio Smart AgriFood, School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & Innovation for Smart Enterprises dell'Università degli Studi di Brescia, nel suo recente report, serve un "sistema integrato di supporto alle decisioni dell'agricoltore che raccolga ed elabori i dati provenienti da fonti eterogenee, al fine di ottenere delle informazioni da impiegare per prendere decisioni più tempestive e consapevoli".
È questo il ruolo delle piattaforme di integrazione dati: raccogliere i dati provenienti da più fonti e rendere disponibili strumenti di analisi al fine di estrarre informazioni utili. In questo modo si semplifica e ottimizza il lavoro dell'agricoltore, ma si rende possibile anche la condivisione di informazioni lungo la filiera.
Riassumendo, le piattaforme di integrazione dati aiutano a creare valore in quattro modi:
- Offrono un dataset e strumenti di analisi a supporto delle decisioni.
- Ottimizzano le attività aziendali, in quanto l'agricoltore può prendere decisioni operative nel minor tempo possibile.
- Facilitano lo scambio di informazioni verso i partner di filiera.
- Semplificano l'accesso ai dati senza aver bisogno di accedere all'effettiva posizione di archiviazione, rendendo più efficiente lo scambio di informazioni.
Integrazione dei dati, che cosa offre il mercato?
La ricerca dell'Osservatorio Smart AgriFood ha censito 33 piattaforme di integrazione dati. L'Europa guida questo processo con 25 soluzioni (la sola Italia ne ha sviluppate o in cantiere ben otto), seguono poi gli Usa con sei e il Brasile e il Giappone con una soluzione ciascuno. Su questo fronte l'Unione Europea sta lavorando attivamente, tanto da aver avviato ben sei progetti, come ad esempio Atlas, Agricultural Interoperability and Analysis System, oppure Demeter.
Delle 33 piattaforme censite ben 25 hanno come ambito di operatività l'azienda agricola, sei sono invece focalizzate sulla filiera, mentre solo due hanno come focus i costruttori di macchinari 4.0. Agrirouter è proprio una di queste piattaforme. Promossa dagli stessi costruttori, ha come obiettivo lo scambio automatizzato di dati tra attrezzi e macchine di flotte miste, nonché l'acquisizione di dati all'interno della flotta.
Guardando invece ai fabbisogni soddisfatti dalle piattaforme, al primo posto troviamo una maggiore visibilità delle attività aziendali (88%), seguono poi l'ottimizzazione delle operazioni di lavoro (76%) e l'ottimizzazione dell'uso degli input agricoli (72%). Molto più sotto si trovano l'ottimizzazione dell'uso dell'acqua (28%), la creazione di un collegamento tra azienda agricola e consumatore (24%) ed infine il tema della tracciabilità (16%).