Grazie al digitale, gli agricoltori possono affrontare problemi come il consumo eccessivo di acqua e pesticidi, il rilevamento precoce delle malattie delle colture, la perdita di biodiversità. Ma l’AgTech dev’essere inclusiva e sostenibile o creerà nuove disparità
Il settore agricolo, considerato tra i più prudenti e conservatori, non sembra essere immune al fascino della tecnologia. Non vi è dubbio che l’intelligenza artificiale (AI) possa convertirsi in una leva strategica per rendere la produzione alimentare più efficiente nel rispetto dell’ambiente e per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda ONU 2030, ovviamente “con juicio” e non senza le debite precauzioni.
Obiettivi dell’Agricoltural Technology (AgTech)
Negli ultimi anni vi è stata una crescente richiesta di agricoltura sostenibile per ridurre l’impronta di carbonio delle attività agricole, aumentare la produzione alimentare e migliorare le condizioni economiche della comunità agricola, ciò comporta una necessaria innovazione olistica del settore, ovvero un’agricoltura intelligente e digitale, che ha dato vita alla cosiddetta “Agricoltural Technology” (AgTech) che va dalla robotica agricola al monitoraggio del suolo e delle colture fino all’analisi predittiva. L’obiettivo è quello di garantire un futuro sostenibile e un’agricoltura più produttiva, efficiente e uno standard di sicurezza più elevato, in ogni fase del ciclo produttivo.
I lati positivi delle tecnologie in agricoltura
Grazie all’AI è possibile affrontare problemi come il consumo eccessivo di acqua, l’uso eccessivo di pesticidi, il rilevamento precoce delle malattie delle colture, la perdita di biodiversità e la frammentazione delle catene di approvvigionamento.
Molte aziende del settore agricolo stanno già utilizzando l’AgTech per modernizzare le proprie fattorie, utilizzando droni, sensori IoT e macchinari automatizzati e raccogliendo dati che vengono elaborati da algoritmi di deep learning ed architetture big stack; strumenti che consentono agli agricoltori di visualizzare tutti i parametri di produzione delle operazioni in tempo reale e di ricevere consigli sulla scelta dei semi o sull’applicazione di fertilizzanti e pesticidi.
Il rischio lock-in
Un altro ostacolo all’AgTech è l’età media degli agricoltori nei paesi occidentali poiché l’aumento dell’età ha una correlazione negativa con l’adozione di strumenti tecnologici come computer e piattaforme online.
Inoltre, gli agricoltori vengono spesso “allettati” da proposte di vendita di uno specifico sistema agricolo di precisione o digitale, credendo che la tecnologia li aiuterà ad aumentare la resa del raccolto o a gestire meglio i problemi dell’azienda agricola. I modi con cui gli strumenti digitali vengono commercializzati “intrappolano” molti agricoltori in un “blocco tecnologico” tramite il debito che si converte in meccanismo chiave per cui gli agricoltori si impegnano per acquisire una tecnologia agricola di un marchio e di un sistema specifico. Ne consegue che, spesso, questi sistemi agricoli non sono in grado di elaborare i dati agricoli che provengono da strumenti digitali di altri marchi, rafforzando il predominio di alcuni sistemi tecnologici su altri e, al contempo, lasciando l’agricoltore con debiti finanziari e limitate capacità di elaborazione dei dati.
Erosione delle competenze strategiche
A questo punto va ricordato che l’AgTech potrebbe portare col tempo all’erosione delle competenze strategiche che gli agricoltori acquisiscono a causa di un’eccessiva dipendenza dall’uso della tecnologia. Pertanto, le conoscenze agricole “tradizionali” che permettono di “sentire”, di praticare e di eseguire le attività agricole dovrebbero essere rafforzate, ovvero, l’AgTech dovrebbe integrare e sostenere queste pratiche invece di eliminarle.
Gli aspetti sopra descritti sono stati evidenziati anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), all’interno del rapporto “Lo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura 2022 (SOFA), in cui si pone particolare enfasi sulla necessità di implementare l’AgTech in maniera omogenea in modo tale da evitare le disuguaglianze, rendendola accessibile anche ai piccoli produttori e ad altri gruppi emarginati, quali i giovani e le donne.
L’AgTech e la potenza dei dati
È già stato dimostrato che la tecnologia innovativa costituisce una leva preziosa per rendere l’agricoltura sempre più efficiente e rispettosa dell’ambiente e, al contempo, garantire scorte di cibo stabili per le generazioni future.
L’AgTech, comunque, non è di per sé un’isola: il settore agricolo può trarre vantaggio dall’apprendimento da altre pratiche del settore pubblico e dalla loro innovazione digitale. Ad esempio, l’iniziativa European Health Data Space funge da apripista per la cooperazione sui dati in tutto il continente. La nuova piattaforma svolgerà un ruolo rivoluzionario e fondamentale nel garantire che i dati sanitari rimangano uniformi tra tutti i paesi fornendo ai produttori agricoli informazioni per affrontare questioni più ampie come le malattie, le tendenze del settore agricolo e le informazioni sulla fornitura e favorire un notevole impulso alla ricerca e allo sviluppo.
L’urgenza di innovazione è tanto più incisiva dato che lo scenario che ci attende non è rassicurante: secondo le previsioni delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale aumenterà del 26% entro il 2050, raggiungendo i 9,7 miliardi; entro il 2030, l’approvvigionamento idrico diminuirà del 40% rispetto al fabbisogno idrico globale; l’aumento dei costi dell’energia e del lavoro sta già mettendo sotto pressione i margini di profitto degli agricoltori.
Ancora, circa un quarto dei terreni coltivabili risulta essere degradato e necessita di un significativo ripristino prima di poter sostenere nuovamente le colture su larga scala. E, come se non bastasse, aumentano sia le “pressioni ambientali” (in termini di cambiamento climatico e impatto economico di eventi meteorologici catastrofici) sia le pressioni sociali (tra cui la spinta per pratiche agricole più etiche e sostenibili) come standard più elevati per il benessere degli animali da allevamento.
Conclusioni
La crisi COVID-19 ed i conflitti in atto hanno ulteriormente intensificato le sfide che l’agricoltura deve affrontare in cinque aree: efficienza, resilienza, digitalizzazione, agilità e sostenibilità.
La chiave, quindi, è sviluppare strumenti digitali più numerosi e più efficaci per l’industria e promuoverne l’adozione diffusa ma sempre garantendo l’implementazione di una AgTech “armonica”, ovvero, inclusiva e sostenibile.
Di qui la necessità di creare quanto prima le basi per: una legislazione adeguata anche per l’AgTech; le infrastrutture; gli accordi istituzionali; l’istruzione e l’addestramento degli agricoltori digitali; la ricerca & sviluppo; il sostegno ai processi di innovazione da parte sia dei Governi sia degli attori privati, le protezioni sociali dei lavoratori meno qualificati che rischiano maggiormente di essere emarginati durante questa transizione all’agricoltura digitale.
L’Agtech si dovrà convertire sempre più in leva strategica preziosa in grado di garantire un’innovazione “armonica”, ovvero, garantire la sovranità della terra, la sovranità della conoscenza, la sovranità dei dati e la sovranità alimentare degli agricoltori dato che sono tutte questioni interconnesse e necessitano un approccio risk-based e resilience-based.