In arrivo la prima mappa georeferenziata e interattiva dei vigneti della Basilicata per la tutela e la valorizzazione del comparto vitivinicolo locale. È stata messa a punto nell’ambito del progetto PRO.S.IT[1], finanziato con 260 mila euro dalla Regione e portato avanti, tra gli altri[2], dal Consorzio Qui Vulture e dall’Università degli Studi della Basilicata, in collaborazione con ENEA.
Si tratta di una piattaforma web, realizzata dall’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del Cnr, che permette agli operatori del settore di condividere le informazioni sulle singole particelle catastali dei vigneti con dati geospaziali (quota, pendenza, esposizione), biofisici (attività fotosintetica, densità di biomassa e stato di salute delle piante) e sulla presenza di eventuali insetti dannosi. “Con questo progetto abbiamo realizzato, per le aziende e i consorzi della viticoltura lucana, uno strumento dinamico, di immediata e facile fruizione da computer e smartphone, basato su tecnologie open source che, attraverso la condivisione dei dati sito-specifici, crea le basi per il monitoraggio partecipativo di Lobesia botrana, un insetto diffuso in tutta Italia, che, nutrendosi degli acini dell’uva, causa gravi danni alla vendemmia”, spiega Ferdinando Baldacchino, entomologo ENEA del Laboratorio Bioprodotti e bioprocessi presso il Centro Ricerche Trisaia (Matera).
“La condivisione sulla piattaforma dei dati di cattura delle trappole da parte dei viticoltori” – prosegue il ricercatore - consentirà di ottenere, in tempo reale, informazioni sull’inizio e sull’andamento dei voli di questo insetto in un areale più ampio del proprio vigneto; questo permetterà agli imprenditori agricoli il corretto posizionamento dell’intervento insetticida: da oggi in poi, le aziende lucane avranno a disposizione uno strumento innovativo per difendere, in modo sempre più efficace e tempestivo, i propri vigneti e preservare la produzione di vino”.
Per il progetto PRO.S.IT, ENEA si è occupata, in particolare, di distribuire un questionario ai produttori viticoli, con l’obiettivo di conoscere le strategie di lotta adottate contro la tignoletta della vite (Lobesia botrana) e il livello di soddisfazione raggiunto nel controllo. L’indagine ha coinvolto stakeholder lucani più rappresentativi, tra aziende private e forme associative, prevalentemente nell’area viticola del Vulture, nella provincia di Potenza. I quesiti riguardavano in particolare: la tipologia di gestione (difesa integrata obbligatoria, produzione integrata volontaria e agricoltura biologica), i mezzi di lotta utilizzati (insetticidi chimici, biologici e confusione sessuale),le basi decisionali per l’intervento (esperienza personale, indicazione di tecnici, monitoraggio dei voli, campionamento delle uova, bollettini fitosanitari e modelli previsionali) e la soddisfazione dei risultati raggiunti. Dalle risposte è emerso, ad esempio, che il controllo delle infestazioni da Lobesia botrana viene condotto con strategie miste: insetticidi chimici nel 75% dei casi, spesso anche in presenza della confusione sessuale applicata sul 50% dei vigneti oggetto d’indagine, mentre solo nel 25% si ricorre a insetticidi di origine biologica. “Questi risultati descrivono una viticoltura dinamica e attenta alla sostenibilità, ma ancora incerta e in evoluzione nell’utilizzo dei mezzi tecnologici a disposizione, dopo l’abbandono degli esteri fosforici. Inoltre, è emerso chiaramente il ricorso contemporaneo, da parte degli imprenditori agricoli, a più fonti di informazione, anche extra aziendali come i bollettini fitosanitari (il 75% del campione). Ecco, quindi, la necessità di mettere a punto uno strumento tecnologico, informativo, partecipativo e interattivo, come la piattaforma web-GIS di ‘PRO.S.IT’, che rappresenta il supporto ideale al primo esempio di citizen science per la tutela del patrimonio viticolo della nostra Regione”, sottolinea Baldacchino.
Inoltre, il team del progetto ha messo a punto metodiche capaci di fornire informazioni, costantemente aggiornate, sulla dinamica di crescita del vigneto, sullo stato idrico, sul sequestro di anidride carbonica da parte della pianta e sulla scelta dei portinnesti della vite, ma anche pratiche agricole per la tutela della biodiversità come, ad esempio, l’inerbimento spontaneo inverno-primaverile.
Per quanto riguarda il processo di vinificazione (e la riduzione del rame nelle uve provenienti da agricoltura biologica), uno dei principali risultati ottenuti dal progetto ha riguardato l’allestimento di una banca di lieviti vinari autoctoni della Basilicata isolati in diverse aree e varietà della Regione. Le caratteristiche enologiche dei diversi ceppi di lieviti vinari sono state riassunte in una scheda predisposta a beneficio dei trasformatori lucani e comprende l’indicazione del comportamento di ceppo per parametri enologici caratterizzanti, quali la performance fermentativa, il profilo aromatico e caratteristiche peculiari, come la capacità di condurre la fermentazione con basse dosi di solfiti e di ridurre il rame.
Per maggiori informazioni:
Ferdinando Baldacchino, ENEA - Laboratorio Bioprodotti e bioprocessi, @email