Piante di Kiwi fuorisuolo
L'idea di coltivare piante di kiwi in fuorisuolo è nata da un necessita di ottimizzare i costi di gestione e lavorazione e ottenere una migliore sostenibilità ambientale.
Avevamo già osservato diversi vivai che per problemi di terreno avevano optato per la coltivazione in fitocelle riempite di torba a mano, ma questo era un sistema che non poteva essere implementato nella nostra azienda e che comunque non avrebbe portato grandi vantaggi e che non avrebbe potuto essere paragonato a una pianta a radice nuda (cosa che noi stavamo cercando di ottenere). Fino ad oggi, l'agricoltura fuori suolo è stata implementata su varie colture, soprattutto ortive ma mai su piante di kiwi. Da quì parte la nostra scommessa e per questo ci siamo messi alla ricerca di un articolo che doveva avere le caratteristiche necessarie al fine di ottenere il prodotto che ci eravamo prefissati di proporre ai nostri clienti.
Dopo tante ricerche abbiamo trovato una delle aziende leader nel settore della produzione di fibra di cocco e abbiamo ottenuto una campionatura per poter iniziare a fare dei test. Nel 2019 abbiamo messo a dimora le prime 10.000 piante e quest'anno produrremo circa 50.000 piante in fibra di cocco con l'obiettivo di aumentare la produzione ogni anno.
La fitocella è costituita da fibra e midollo di cocco e permette la messa a dimora di piante che non hanno toccato mai alcun terreno del vivaio. Ciò permette una maggiore sanità, caratteristica sempre più importante e apprezzata, specie per la coltura del kiwi, così duramente messa alla prova dalle problematiche sorte in questi ultimi anni. In pratica, si vanno ad avere piante a radice nuda, astoni alti 170 centimetri, con la versatilità del vaso, quindi un prodotto che concentra in sé i vantaggi delle diverse tecniche.
Il primo vantaggio, come detto, consiste nella sterilità del substrato: oltre al fatto che la pianta non è radicata a terra, non vi è contiguità fra le varie unità, quindi non possono verificarsi problemi di contagio tra una pianta e l'altra.
Oltre alla maggiore sicurezza sanitaria, la pianta di actinidia ottenuta con questa tecnica ha radici con più capillizio radicale e meno fittoni, una radice più recettiva che non subisce lo stress da estirpo e si avvia prima, successivamente al trapianto in campo.
Per ultimo, ma non meno importante, la finestra di trapianto di questo prodotto è molto più ampia, poiché tali piante possono essere messe a dimora in campo praticamente in qualsiasi periodo dell'anno. Inoltre, la produzione diventa maggiormente sostenibile perché in vivaio non occorre ricorrere a fumigazione.
La scelta della fibra di cocco porta benefici in ordine di tempistica di crescita delle piante di sanità delle piante e non meno importante consente la possibilità di utilizzare sempre lo stesso appezzamento di terra senza dover far rotazione colturale o sterilizzazione.
Per il cliente sicuramente i vantaggi sono: Maggior sicurezza sanitaria in quanto ogni pianta ha la sua cella sterile non contaminato e non comunicante con altre piante. Maggior ripresa vegetativa dopo il trapianto in campo, in quanto la pianta in fitocella mantiene tutto l'apparato radicale sano e con peli radicali freschi e giovani, mentre in campo le radici durante l'estirpo a macchina, subiscono un forte stress con la conseguente ripresa vegetativa più lenta. Finestra più ampia di messa a dimora.
I benefici ambientali in vivaio sono sopratutto la possibilità di non sterilizzare i campi tutti gli anni in quanto le piante crescono nella loro fitocella.
Grazie alle completa gestione computerizzata, utilizzo del 50% di acqua in meno grazie alla microirrigazione e al recupero delle acque reflue, senza dispersioni. Infatti irrigare una coltivazione di actinidia (in campo aperto) comporta un impiego importante di risorse idriche. Purtroppo la maggior parte di queste viene totalmente dispersa nell’ambiente per effetto del drenaggio, per non parlare della conseguente dispersione di fertilizzanti o antiparassitari. L’acqua in eccesso non trattenuta dalle piante viene recuperata, filtrata e immessa nuovamente nell’impianto, eliminando così qualsiasi spreco.
Possibilità tramite i vari strumenti di precisione come banco di fertirrigazione e controllo da remoto di poter replicare e trasferire l'innovazione.