Ottimizzare il diradamento del meleto mediante remote sensing
L'idea innovativa nasce dalla collaborazione tra il mondo della ricerca dell'Università di Bologna (DISTAL) e quello agricolo della Mazzoni Group, rapporto che fornisce alla filiera un valore aggiunto e la possibilità di dare visibilità a quelli che sono i reali problemi e le necessità di campo su cui fare focus per ottenere innovazioni tecnologiche di tipo market – pull (richieste dal mercato).
Questa relazione professionale, inoltre, permette di utilizzare le risorse come il denaro e il tempo in modo efficiente, evitando quindi investimenti nella ricerca e sviluppo (R&S) di prodotti che devono poi essere promossi e pubblicizzati per la loro adozione, comportando ulteriori esborsi.
Ad aprile 2021, in seguito a svariate gelate tardive, la realtà agricola della Mazzoni Group ha espresso il desiderio di individuare un processo tecnologico veloce ed affidabile, che permettesse di quantificare e rappresentare graficamente la fioritura dei frutteti in modo da poter:
- distinguere zone ad alta e bassa fioritura per ottimizzare le tecniche di diradamento meccanico, chimico, e manuale, al fine di massimizzare lo sviluppo e la pezzatura dei frutti, quindi i ricavi unitari;
- avere un'indicazione di produzione potenziale e valutare frequenza e distribuzione in campo del fenomeno fisiologico di alternanza di produzione;
- tentare di valutare in modo più razionale i danni delle gelate tardive confrontando la reale presenza di infiorescenze con i danni che hanno subito;
L'innovazione tecnologica nasce quindi con l'obiettivo di automatizzare e velocizzare la raccolta di informazioni rilevanti dal punto di vista manageriale, che in passato l’azienda svolgeva mediante il conteggio georeferenziato dei corimbi fiorali per pianta, ed introdurre concetti di Smart Agriculture (SA) e digitalizzazione dei processi all'interno della filiera produttiva rimanendo coerenti con il progresso del moderno settore agricolo.
La sperimentazione ha avuto come obiettivo principale la quantificazione dei corimbi fiorali mediante remote sensing (telerilevamento) da drone, ovvero, attraverso immagini RGB, simili a quelle ottenute con uno smartphone, che vengono poi analizzate e filtrate da un algoritmo che ha la funzione di individuare e quantificare i fiori su tutta la superficie fotografata (ortomosaico). Successivamente, la quantità di fiori viene utilizzata per ottenere una mappa che rappresenti la densità di fioritura su tutta la superficie in analisi, permettendo quindi di determinare quelle che sono le zone prioritarie per il diradamento. Normalmente, infatti, quelle con una maggiore fioritura sono caratterizzate da un carico di frutti per pianta più elevato rispetto al crop load target (numero di frutti per pianta desiderato in seguito al diradamento). La priorità viene attribuita in quanto, al fine di ottenere il migliore prezzo di mercato, è necessario che i frutti siano nella classe di pezzatura target e questa è raggiunta mediante un carico produttivo ottimale che permette al frutto di svilupparsi in modo ideale nelle sue differenti fasi fenologiche (divisione ed estensione cellulare).
Le zone caratterizzate da un elevato carico di frutti per pianta mostrano una competizione tra i frutticini maggiore, risultando in un accrescimento giornaliero del singolo frutto inferiore rispetto a quanto desiderato. Agendo mediante un diradamento differenziato, ovvero intervenendo dapprima nei settori ad alta carica fruttifera e poi in quelli a bassa, è possibile rimuovere l’eccessiva competizione, massimizzare l’accrescimento dei frutti e omogeneizzare le pezzature su tutta la superficie coltivata. In questo modo, se potatura, irrigazione, fertilizzazione e protezione delle colture sono eseguite in modo ottimale vengono raggiunti profitti ad ettaro potenzialmente maggiori.
I benefici economici di questa tecnica di precisione sono principalmente legati all’aumento del numero di frutti che raggiungono la pezzatura target e che permettono un aumento dei ricavi, e la riduzione dei costi unitari in seguito ad un diradamento chimico a rateo variabile, in cui viene variata la concentrazione del principio attivo nei vari settori in funzione della densità fiorale. L’effetto sulla pezzatura dei frutti appare più evidente tra le varie zone del frutteto in seguito al diradamento manuale, in quanto la velocità di esecuzione molto lenta (circa 100 - 200 ore/ha rispetto al chimico circa 1.5 ore/ha), prolunga la competizione tra i frutticini. L’ottimizzazione della gestione della forza lavoro durante il diradamento manuale risulta essere più importante nell'aumentare i ricavi per la frutticoltura biologica, dove, a parte qualche eccezione in termine di principio attivo, il più frequente metodo di diradamento è quello manuale.
“Credo molto nello sviluppo di queste tecnologie, perché oltre ai potenziali benefici economici, ambientali e gestionali permettono di raccogliere in modo più accurato informazioni per noi importantissime e al contempo salvaguardare il benessere dei nostri dipendenti” dice Michele Gerin, direttore agronomo del settore agricolo della Mazzoni Group. Una testimonianza viene anche da Mirko Piani, responsabile dello sviluppo dell’innovazione e studente presso la facoltà di agraria dell’Università di Bologna, che afferma “per anni ho raccolto dati in frutteto mediante il conteggio georeferenziato e lo scouting in campo e nonostante impiegassi quasi 2 ore/ha, ciò che ottenevo a fine giornata era una mappa più o meno precisa ed una mente estremamente stanca. Ora con questa tecnologia, nello stesso tempo si può effettuare un rilievo su una superficie di circa 18 ettari ed il risultato è una mappa più accurata ottenuta senza nessun tipo di sforzo mentale”.
Per quanto riguarda la trasferibilità dell'innovazione, essa risulta essere applicabile a tutti i tipi di frutteti a fioritura vistosa (es. meleto, pereto, pescheto, ecc).
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