Ricerche sugli scopazzi del melo (Apple Proliferation) in Lombardia
La Lombardia pur non vantando una elevata superficie frutticola possiede zone nella quale essa rappresenta un'attività importante, talora predominante, e quindi fonte insostituibile di reddito agricolo. lnoltre, le produzioni sono dirette verso standard sempre più alti, anche attraverso la valorizzazione del patrimonio varietale frutticolo lombardo. In questo contesto è serio il rischio di vanificare gli sforzi finora compiuti da Istituzioni e Produttori, a causa di una grave avversità del melo, denominata "scopazzi" (denominazione internazionale: "apple proliferation": AP), una fitoplasmosi diffusa in Europa centro meridionale nei confronti della quale non si conoscono terapie efficaci se si esclude la lotta al vettore, attraverso ripetuti trattamenti insetticidi. È pertanto di fondamentale importanza intervenire con tempestive e scrupolose misure di prevenzione e controllo per evitare l'insorgere di pericolose epidemie. Attualmente, nel nostro paese, AP è segnalata in tutte le aree a vocazione melicola, quali Friuli Venezia Giulia, Trentino, Valle d'Aosta, e più recentemente Piemonte e Lombardia.Gli obiettivi che il progetto si prefigge di raggiungere sono:- acquisire informazioni dettagliate circa la presenza di questa malattia in aree lombarde a vocazione melicola, con particolare attenzione alla Valtellina, e nei vivai dove viene prodotto il materiale destinato ai nuovi impianti- determinare l'epoca migliore per il rilevamento dei sintomi e per il prelievo del materiale (sia da pianta sia da insetti) da sottoporre alle successive analisi di laboratorio al fine di ottimizzare e rendere affidabili i metodi diagnostici in uso, sia sierologici che molecolari- identificare e caratterizzare geneticamente i fitoplasmi individuati sia nelle piante di melo che negli insetti potenziali vettori prelevati nelle aree d'indagine - accertare la presenza delle specie effettivamente vettrici quali C. picta, C. melanoneura e F. florii o potenziali (x es C. mali e T. urticae). Studiare la biologia ed l'ecologia delle specie vettrici.- verificare la reale pericolosità delle singole specie, determinando la loro effettiva capacità vettrice attraverso la determinazione di alcuni fattori quali: percentuale di individui infetti in una popolazione, capacità di ritenere e trasmettere il fitoplasma, differente affinità con diversi isolati fitoplasma
Ente | Contributo (€) | % |
---|---|---|
Assessorato regionale
|
€65.185,59
|
61,97%
|
Piero Attilio Bianco
Ivo Rigamonti
Graziano Murada